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Riciclaggio arte e NFT

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Riciclaggio arte e NFT. L’Europa, con l’approvazione delle nuove norme in tema AML – ne abbiamo parlato qui – in relazione al mercato delle criptovalute, si appresta ad inasprire i controlli con dinamiche prossime a quelle che regolano la finanza tradizionale. Una stretta che molti non hanno esitato a definire “bancarizzazione” delle crypto. Un’attenzione inevitabile, considerando la curva sempre più in impennata del mercato in criptovalute. Se sulle crypto stanno iniziando ad innalzarsi argini, sugli NFT il mercato è ancora – ancora per quanto? – quasi del tutto libero da regole.

Dici cypto, pensi anche NFT. Sì, perché i “gettoni non fungibili”, ormai fenomeno “mainstream” ed in costante ascesa, proprio come una criptomoneta viaggiano su tecnologia blockchain. Per gli addetti ai lavori del settore la matrice che collega NFT e criptovalute è piuttosto logica, è per noi però importante sottolineare le differenze tra due mondi che si intersecano, ma che vivono dinamiche proprie. La peculiarità sostanziale dell’NFT è quella dell’unicità, aspetto non appartenente alla criptomoneta. Unicità che conferisce ad opere di qualsiasi genere una certificazione – per chi le detiene – di titolarità. Questo ha aperto un mercato infinito, considerando le potenzialità della tecnologia sulla quale si basano. Opere d’arte digitale, immagini, suoni, post su social. Tutto può essere “tutelato” e certificato in blockchain e divenire un pezzo unico.

Una criptovaluta può essere scambiata con un’altra criptovaluta mentre un’opera d’arte è unica e quindi non fungible. Vedremo poi perché questo aspetto rende, o per meglio dire renderà, più complicata una regolamentazione in ambito AML.

Arte, criptoarte, AML, corsa all’oro

Oltre alla mancanza totale di regolamentazione, cosa rende così “funzionali” al riciclaggio gli NFT rispetto alle crypto? In primis il fatto che possano essere trasferiti, comprati e venduti senza un intermediario. Ma, come detto, a differenza di una criptomoneta, gli NFT sono pezzi unici dalla variabilità di valore artistico ed economico in parte “soggettivo”. Questa peculiarità li rende possibile strumento per riciclare denaro, poichè si innescano i meccanismi di oscillazione del valore similari a quelli legati al mercato d’arte “canonica”, con l’aggravante che, come detto, i token non fungibili sono ancora oggi difficilmente tracciabili. Come accadde agli albori del fenomeno BItcoin, così anche per gli NFT è in scena una sorta di corsa all’oro.

L’esca perfetta

Investire in qualcosa che si conosce poco per paura di perdere il “treno” e arrivare tardi. Pare banale, ma un buon motore del fenomeno è proprio questa dinamica, quasi psicologica. Facciamo qualche esempio.

Un esempio eclatante della leva esercitata dai truffatori su soggetti che si lanciano su investimenti per così dire “emotivi”, è quello che vede protagonisti i due americani Ethan Nguyen e Andre Llacuna. In questo caso la truffa è legata ad NFT del Mondo dei videogiochi. I Loro “Frostiers”, questo il nome degli NFT – avrebbero dovuto permettere agli investitori l’accesso a contenuti esclusivi nel Metaverso. In realtà gli ideatori della truffa dopo aver venduto i token, si sono dileguati con il “criptromalloppo”. Chiuso il market, hanno poi tentato di ripulire la refurtiva trasferendo il denaro virtuale in propri portafogli digitali così da poterlo far confluire nuovamente nel circuito legale.

NFT e valori “drogati”

Riciclaggio e NFT. Un altro tipo di truffa è il wash trading. Una dinamica utilizzata anche nella finanza istituzionale. Nel caso degli NFT risulta funzionale soprattutto all’ ambito artistico, ambito che fornisce il “vantaggio” di poter drogare in maniera smisurata il valore del bene virtuale. In sostanza il sistema prevede che, nella fase preliminare, acquirente e venditore siano lo stesso soggetto. In pratica, il criminale si ‘autovende’ un NFT attraverso un portafoglio digitale, per poi ricomprarlo attraverso altri portafogli, ripetendo l’operazione più e più volte in modo da farne gonfiare il prezzo. E’ evidente che tale dinamica potrebbe essere utilizzata quale strumento per ripulire il denaro proveniente da precedenti azioni illecite. La conseguenza dell’aumento esponenziale del valore del prodotto virtuale, agita i mercati e fa “drizzare le antenne” agli investitori che, ignari del raggiro, acquisteranno il loro “Carpez” – ct. Aldo Giovanni e Giacomo.

Il termometro di un fenomeno inarrestabile

L’Nft Market Report – 2021 ha rilevato nelle sue analisi che il giro d’affari degli NFT ha raggiunto 17,7 miliardi nel 2021. L’anno prima era soltanto di 82,5 milioni. Un dato che da solo ci dà la dimensione del fenomeno e delle sue potenzialità. Potenzialità in positivo ma anche ovviamente in negativo in tema di riciclaggio. Tanti soldi e poche regole, inserite nel contesto di un mercato liquido sono terreno fertile per malintenzionati, sempre in cerca di espedienti. Anche la Direzione investigativa antimafia la pensa così, ed ha espresso le sue preoccupazioni rimarcando come gli NFT possano essere veicolo per “cancellare l’origine illecita dei capitali, muovendosi in un mercato non normato e per il quale non sono previsti puntuali obblighi in capo agli operatori ed all’utenza”. In particolare nel settore dell’arte, anzi delle arti, gli Nft presentano delle particolarità specifiche rispetto a quello dell’arte tradizionale: semplicità nel trasferimento di proprietà istantanea, nessun confine geografico, nessun potenziale oggetto fisico da trasferire con spedizioni, di fatto nessuna necessità di conservazione dell’opera. Tutte peculiarità che, insieme a quelle citate nelle casistiche affrontate nei paragrafi precedenti, ne fanno una vera bomba ad orologeria in ambito AML.