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Regno Unito Corona e Blockchain

Corona e Blockchain

Prevedibilmente, a poche ore dalla scomparsa della Regina Elisabetta il Mondo degli asset digitali si è mosso immediatamente. Fin dalle ore successive all’annuncio della morte i Marketplace di NFT sono stati letteralmente invasi da opere in suo onore, in particolare hanno spopolato i meme cryptop, criptovalute che, come dice il nome, sono ispirate ai celebri contenuti digitali, sovente dal tono ironico, che circolano in rete. Inevitabilmente tra le opere celebrative, non sono mancati i tentativi di approfittare dell’evento mediatico per monetizzare.  

Il boom dei meme coin 

Se, come prevedibile, c’è chi ha pensato di cavalcare l’onda per tentare facili guadagni, bisogna dire che molti artisti si sono dedicati ad un sincero omaggio alla Regina. In primis vogliamo soffermarci sul fenomeno dei meme coin, perché i più evidentemente in odore di cinica iniziativa speculativa. Queen Elizabeth Inu, Save the queen, QueenDoge, London Bridge in down. Questi alcuni dei nomi di coin virtuali creati per l’occasione, va detto, senza alcuna autorizzazione della famiglia reale, dunque potenzialmente – per andarci leggeri – dal valore nullo o comunque dal valore fittizio e senza margini di crescita. Ricordate il caso delle crypto dedicate alla celebre serie Squid Game? Ecco, il meccanismo è circa quello. Inutile dire che è sconsigliabile investirci. Sono apparsi, sebbene in numero minore, anche gettoni “dedicati” a Re Carlo III. Vale lo stesso discorso su quelli dedicati alla defunta madre. Prudenza.  

Le opere in NFT 

Se il fenomeno dei meme coin è ovviamente volatile e destinato ad esaurirsi non appena l’hype intorno alle vicende reali sarà in discesa, è doveroso sottolineare che le tristi notizie da corte hanno anche ispirato vere e proprie opere d’arte. La popolare piattaforma di NFT Opensea ne ha registrate migliaia di nuove in questo periodo.  Opere varie. Una delle più quotate al momento è “RIP Queen elizabeth”, 579 fotografie originali in formato NFT. Prendono quota poi anche progetti iniziati precedentemente la morte della Regina. Il più celebre e quotato è quello di “QueenE DAO”, una idea nata proprio per celebrare la longevità della Regina. L’idea dell’artista è stata quella di pubblicare una foto al giorno della Regina sino al giorno del suo decesso. In sostanza l’opera, con la scomparsa di Elisabetta, si è conclusa. Aumentando ovviamente il suo valore.  

Corona e Blockchain 

Cosa avrebbe pensato la Regina del “polverone” artistico-tecnologico alzatosi dopo la sua scomparsa? Cosa ne pensa Re Carlo? Impossibile, ovviamente dirlo. Ci sono però elementi che in qualche modo fanno pensare ad un interesse della casa Reale per l’argomento. 

Re Carlo: “Blockchain sviluppo interessante” 

É ancora in rete questo video amatoriale, divenuto virale nell’ambiente di addetti ai lavori e appassionati di blockchain. Era il 2019 e l’allora Principe di Galles – oggi Re Carlo III – stava intrattenendosi con una piccola folla per le strade di Berlino. Uno dei presenti gli chiese cosa ne pensasse dei Bitcoin e della blockchain, in particolare riguardo la blockchain il Principe ripose, definendo la blockchain stessa: “uno sviluppo interessante”. 

Chiaro che da un piccolo frame di un video girato per strada non si possa elaborare una analisi sul pensiero dei reali riguardo la questione, è però indicativa la risposta data al passante.  

Blockchain, Politica, Monarchia 

Tornando al video di cui sopra. Dato per scontato che il contesto in cui è stata posta la domanda al Principe di Galles non fosse consono ad una dissertazione su blockchain e monete virtuali, in ogni caso l’oggi Carlo III non avrebbe potuto andare oltre rispetto alla risposta data. Il regnante in Gran Bretagna non governa – o comunque ha una posizione marginale da quel punto di vista – e proprio l’equidistanza di Elisabetta da questioni politiche ha fatto sì che la Monarchia continuasse ad avere un ampio consenso. Una presa di posizione più netta ed articolata, in particolare riguardo le monete virtuali, avrebbe potuto essere considerata una ingerenza in quel contesto. Consideriamo anche che nel Regno Unito la strategia politica non è particolarmente permissiva per la preoccupazione delle autorità britanniche riguardo la speculazione legata al settore. 

Il primo ministro a favore delle crypto 

Sempre in tema blockchain e crypto va sottolineato il punto di vista del Primo Ministro subentrata a Boris Johnson e nominata dalla Regina pochi giorni prima di lasciare il trono al figlio Carlo. Liz Truss è da sempre una sostenitrice del mercato libero e, addirittura, nel 2018 si era esplicitamente schierata – con un Twitt inequivocabile – a favore dell’utilizzo di criptovalute nel Regno Unito.  Il twitt pro-crypto è stato espresso nel 2018 e senza il “peso” della carica attuale. È lecito chiedersi se il Ministro si muoverà realmente nel perimetro del mercato libero delle crypto, o se dovrà in qualche modo mediare le sue posizioni, in relazione alle preoccupazioni delle Autorità. 

L’ultimo discorso della Regina  

Per chiudere il nostro viaggio a cavallo tra blockchain e Corona, ricordiamo l’ultimo discorso ufficiale di Elisabetta tenutosi il 10 Maggio del 2022 in occasione del tradizionale intervento al Parlamento. In realtà la Regina, già malata, cedette l’onore al Principe Carlo. Un discorso durante il quale, tra i vari e molti temi  – giustizia, istruzione… – il Principe Carlo, dando voce a Elisabetta, si è soffermato sulla necessità da parte del Parlamento di affrontare il tema dei “mercati digitali”, sottolineando la necessità di nuove regole per regolamentarli, ma in qualche modo anche alimentarli nella legalità. Nel discorso non è mai menzionata la parola blockchain, tantomeno la parola crypto, temi che però rientrano a pieno titolo nell’insieme di quei “mercati digitali” nominati più volte.   

Nel Regno Unito la Blockchain al servizio della legge

In questo nostro articolo dedicato alla blockchain nel Regno Unito, ci siamo soffermati – spinti dai recenti fatti di cronaca – sull’utilizzo della tecnologia in relazione al mercato finanziario e quello della cryptoart. Queste sono soltanto alcune delle sue innumerevoli applicazioni. Proprio dal Regno Unito arriva un primo caso di applicazione della Blockchain che potrebbe fare scuola. È notizia recentissima di una sentenza in cui, l’Alta Corte di Giustizia di Inghilterra e Galles, ha acconsentito alla notificazione di atti di un procedimento penale in formato NFT. L’utilizzo della blockchain in un processo penale rappresenta di fatto un precedente unico nel suo genere.

Valore legale della certificazione in Blockchain

L’utilizzo delle notificazioni in NFT è collegato ad una truffa subita da un ingegnere italiano. Il provento della truffa era stato ricollocato su cinque exange. Di fatto, con metodi tradizionali – ovvero con documenti in JPG o PDF – , la corte di Giustizia non avrebbe potuto chiamare a giudizio gli artefici della truffa, soggetti di cui non conosceva le generalità ma soltanto gli indirizzi di portafogli crittografici, portafogli che per loro caratteristica intrinseca non possono “ricevere” documenti in formato tradizionale. Utilizzando documenti salvati in blockchain (NFT), la Corte di Giustizia ha risolto il problema. Il fatto rende l’idea di come il Regno Unito sia attento ai nuovi orizzonti tecnologici che, teniamo a ribadire, non riguardano soltanto il Mondo delle criptovalute ma, come abbiamo visto, possono avere applicazioni pratiche.

documenti salvati in blockchain

I documenti digitali salvati in blockchain sono sicuri, incancellabili ed immodificabili. Per queste caratteristiche, sono applicabili in moltissimi ambiti. Come abbiamo visto nel caso in questione. Lo stesso principio può essere applicato per qualsiasi contesto in cui è fondamentale conservare un documento con caratteristiche che ad oggi soltanto la tecnologia blockchain può garantire. I documenti salvati in blockchain hanno anche validità legale. L’identificazione digitale ne indica il “produttore” in maniera univoca oltre a marcare temporalmente. Condizioni che rendono, appunto, immodificabile il documento.

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